Energia: serve cambiare rotta
di Marco Mela
Come è noto una società di tipo industriale , così come è diventata l’Italia, ha bisogno di fonti energetiche sia per le proprie industrie che per le attività artigianali, commerciali, sociali e delle famiglie in genere.
Il fabbisogno è notevole e la produzione di energia sia elettrica che termica viene identificata sfruttando prevalentemente idrocarburi sia in modo solido (carboni), liquido ( petroli e derivati), gassosi (metano o altri gas infiammabili di varia natura).
Fino agli anni 80/90, questa era la normalità. non esisteva una sensibilità ambientale che ha individuato negli idrocarburi l’elemento inquinante che ha fatto ripensare e ridurre l’uso degli stessi.
Ancora oggi non possiamo fare completamente a meno di questi elementi, ma c’ è una tendenza ad un forte ridimensionamento che viene programmato per i prossimi 15/20 anni.
La sensibilità per questo argomento, ha indotto la comunità internazionale e redigere un protocollo, chiamato di Kyoto, dove vengono evidenziate le criticità ambientali indicando anche quelle che vengono definite le energie rinnovabili, ben fissate dal ( DL n. 79 del 16.03.1999 ); esse sono meglio identificate da:
Energia idroelettrica
Dighe e corsi d’acqua
Energia del moto ondoso
Energia mareomotrice
Energia geotermica
Energia solare ( termica o fotovoltaica)
Energia eolica
Energia da biomasse
Biogas
Oli vegetali
Biodiesel
Ceppato
Combustibile derivato dai rifiuti
Termovalorizzatori
Il protocollo di Kyoto è stato recepito dalle comunità nazionali le quali hanno delegato le Regioni ed a caduta le Province ed è in questi ultimi passaggi che, per ragioni non solo burocratico-legislative ma anche ideologiche, viene bloccata qualsiasi iniziativa progettuale riguardante la realizzazioni di impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile; oltre a questi fondamentali elementi, prendono corpo anche fantomatici comitati che in deroga a tutte le leggi di riferimento e con la complicità di alcune forze politiche ostili, compiono azioni di disturbo che tendono ad annullare qualsiasi proposta di crescita compatibile.
Prendiamo atto che spinte ambientalistiche, supportate anche da dati reali di inquinamento ambientale ed atmosferico, con lo sconvolgimento climatico in atto, hanno indotto i governi del mondo, costretti anche da un forte incremento del costo del petrolio, ad assumere rigide posizioni per la salvaguardia del territorio e dell’economia in generale.
Le argomentazioni di cui sopra sono senz’altro reali e condivisibili, ma per lo sviluppo della nazione occorre produrre energia a costo contenuto ed a più basso impatto ambientale possibile, che possa soddisfare le proprie potenziali necessità.
Edotto quanto sopra, quali sono le forme di produzione di energia ?
Elenchiamo di seguito le variabili :
A) Combustione di idrocarburi in tutte le proprie forme, dal carbone al petrolio ai gas con i propri derivati, ( da ridurre in modo drastico secondo gli accordi internazionali ).
B) Nucleare. Stiamo aspettando la fusione che potrà essere utilizzata tra forse 15/20 anni, non inquinante ed inesauribile; oggi è utilizzabile solo la fissione, avversata da due referendum popolari sull’onda di situazioni particolari ed ideologiche che non trovano un reale riscontro giustificativo, basti pensare che la nostra confinante Francia ne ha in esercizio 57 ed in costruzione altre 7 di quarta generazione, dove si utilizzano anche le scorie. Da evidenziare che l’Italia acquista dalle nazioni confinanti (Francia, Svizzera, Austria, Slovenia, Croazia) energia elettrica prodotta dalle proprie centrali.
Non è stato un errore aver fatto queste scelte? Ora e difficile riconsiderarlo perché per costruire una centrale atomica, oltre ai notevoli costi, necessitano circa 8/10 anni.
C) Geotermia. La regione Toscana insieme con la Campania, potrebbe usare al massimo questo tipo energia che consiste solo nello sfruttare il vapore prodotto dalle rocce calde vicino alla superficie terrestre, è ovvio che questo vapore naturale va intercettato e convogliato in tubazioni verso le turbine, il costo è irrisorio rispetto alla resa economica, ma anche in questo caso gli ambientalisti e le forze politiche a loro vicine ostacolano la realizzazione di centrali che potrebbero far diventare autosufficienti le stesse Regioni.
D) Termovalorizzatori. Questi impianti vengono considerati energia rinnovabile. Essi non solo risolvono il problema dei rifiuti, ma dalla loro combustione controllata si ottengono energia elettrica e termica utile al teleriscaldamento degli ambienti, alcune città del nord ne trovano immensi benefici con considerevoli risparmi per le imprese e le abitazioni in genere. Si pensi che in Danimarca il più grande termovalorizzatore è inserito nel centro di Copenaghen ed è stato costruito da aziende italiane, esso è costantemente monitorato dal punto di vista ambientale risultando privo di emissioni nocive.
Cosa facciamo invece noi Italiani? Poco. Considerato il fatto che in Italia la quantità dei termovalorizzatori è sottodimensionata.
E) Il metano ed il GLN ( gas metano liquefatto ). Questo idrocarburo, che può essere anche bio-prodotto, è stato scelto dalla comunità Europea, ed in particolare da quella Italiana e Tedesca, quale prodotto principale per gli usi domestici ed industriali perché poco inquinante e di facile ed ampia reperibilità, i giacimenti di tale gas sono diffusi ovunque ma il problema principale per il proprio utilizzo è il trasporto. Una soluzione alternative alle pipeline viene trovata con la compressione dello stesso gas, fino a portarlo allo stato liquido a circa – 240 gradi centigradi , viene inserito quindi in navi gasiere, opportunamente progettate, fino a trasportarlo nelle zone di utilizzo dove viene rigassificato ed immesso nelle reti di distribuzione; basti pensare che un metro cubo allo stato liquido corrisponde a 600 metri cubi allo stato gassoso.
È ovvio che per questa lavorazione occorrono dei rigassificatori e l’Italia ne detiene solo tre, perché anch’essi ostacolati da ambientalisti e forze politiche a loro vicine; basti pensare che alcuni paesi, come il Giappone, vista la propria condizione geografica, esistono 22 rigassificatori. Ritengo che il nostro paese, vista la configurazione geografica, potrebbe accogliere numerosi rigassificatori, fungendo da piattaforma continentale. Questa condizione non solo procurerebbe tanto lavoro e tanti investimenti, ma ci renderebbe meno dipendenti dal gas russo.
F) Pale eoliche e fotovoltaico. Fino a poco tempo fa per installare dei pannelli fotovoltaici di limitata potenza, bisognava fare richiesta ai Comuni con procedure farraginose. C uno degli ultimi interventi del governo tali procedure sono state superate, ed applicate solo sugli immobili vincolati e per una potenza superiore ad un certo limite.
G) Biodiesel, questo combustibile viene prodotto con la trasformazione industriale degli oli vegetali e viene oggi addizionato al gasolio prodotto da petrolio ( specialmente in modo consistente nel Nord Europa) per ottenere gasolio meno inquinante. Ha le stesse caratteristiche fisiche del prodotto da petrolio, ma non emette inquinanti in quanto di origine vegetale.
La società ENI ha proposto una conversione industriale della raffineria di Livorno per la produzione di questo gasolio, ma anche in questo caso, forze politiche avverse si sono opposte a questa opportunità, preferendo la chiusura dell’ impianto industriale che la propria trasformazione.
E’ il momento di emarginare tutte quelle forze politiche che hanno portato il nostro paese, con il NO-trivelle, NO-Tap, NO-pale eoliche, NO-rigassificatori, NO-nucleare, a una crisi energetica e ad una dipendenza dall’estero così rilevante. Queste scelte improvvide hanno fortemente impoverito l’intera collettività, mettendo in crisi aziende – anche strategiche – che non possono reggere l’impatto di una crisi energetica aggravata anche dal conflitto Russo-Ucraino. I costi delle materie energetiche producono inflazione che impoverisce i percettori di redditi fissi ed in particolar modo i più deboli.
Occorre cambiare totalmente rotta in modo rapido, per raggiungere quell’indipendenza energetica indispensabile sia al paese che all’Europa tutta, per una crescita ordinata e compatibile con le aspettative .
[Marco Mela ex direttore Tecnico CPL e CILP]